Gurfa


Le cosiddette Grotte della Gurfa sorgono nella Sicilia occidentale, nella Valle del Torto, in territorio di Alia, piccolo comune della provincia di Palermo. Le "grotte" rappresentano un esempio straordinario di architettura rupestre essendo composte da sei ambienti scavati in una rupe di arenaria rossa, senza sfruttare cavità naturali già esistenti. Gli ambienti sono disposti su due piani raccordati all’esterno da scalette scavate nella roccia ed accessi esterni assicurati da alcune aperture tanto al piano inferiore che a quello superiore. Di grande interesse, in particolare, è un grande ambiente la cui sezione può ricordare una thòlos. L’altezza della cavità campaniforme è di circa 16,30 metri, mentre il diametro medio alla base è di circa 13 metri. Tale spettacolare cavità rappresenta la più grande struttura tholoidale del Mediterraneo, le sue dimensioni superano infatti i famosi Tesori greci, le magnifiche thòlos di Atreo a Micene (in Argolide) e di Minyas ad Orchemenos (in Beozia).

Gli ipogei delle Gurfa sono già da diversi anni oggetto di studio dello studioso Carmelo Montagna, architetto e storico dell’arte palermitano. I suoi studi sono confluiti in diverse pubblicazioni. Di particolare interesse è l’approccio archeoastronomico all’ambiente campaniforme, unico nel suo genere per la presenza dell’oculus alla sommità. E’ stato infatti osservato come il raggio di luce che filtra dal foro presente alla sommità dell'ambiente a thòlos possa fungere da vera a propria meridiana. Inoltre sulla parte orientale della cavità campaniforme è presente un altro foro, di dimensioni più piccole, dal quale un raggio di luce, nel periodo degli equinozi, va a colpire il nadir pavimentale dell’ipogeo.

Ulteriori studi sono certamente necessari per affermare che la tholos rupestre della Gurfa fosse una sorta di antenato delle meridiane oscure che ancora oggi ritroviamo nelle chiese o in antichi edifici di culto, in primis il Pantheon di Roma, tuttavia la spettacolarità delle ierofanie che chi si possono ammirare dall’ambiente ipogeico è tale da aver già suscitato l’interesse di ricercatori ed artisti internazionali , primo fra tutti il mecenate americo James Turrel.